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Regione: Basilicata
Tipologia di prodotti: Carni (e frattaglie) fresche e loro preparazione  

Descrizione

Esistono diverse versioni regionali della "soppressata", in tutti i casi si tratta di un "insaccato" a base di carne di maiale, tuttavia le modalità di preparazione sono molto diverse.

Certificazioni

Il Ministero delle Politiche Agricole Alimentari e Forestali ha inserito la soppressata nella lista dei Prodotti Agroalimentari Tradizionali della regione Basilicata (PAT).

Origini

Si sostiene che la soppressata, in dialetto lucano "subbursata o soperzata" a seconda delle zone, abbia avuto origini in Basilicata e viene

prodotta nella regione da almeno tre secoli, secondo la testimonianza scritta più antica datata 1719.

Il nome deriva dall'azione di "pressione" compiuta mentre il prodotto è in fase di "essiccazione", dandogli una forma "appiattita".

Il prodotto divenne anche molto conosciuto nel resto d'Europa e nelle Americhe, soprattutto negli Stati Uniti, grazie agli immigrati italiani che fecero conoscere le proprie tradizioni all'estero.

A seconda delle regioni italiane, il salume viene denominato in vari modi come ad esempio:

  • Soprassata e Soppresata.

In Pennsylvania (Stati Uniti d'America), dove il prodotto è molto apprezzato, la soppressata viene chiamata "Supersata", anche se, in gergo, viene usato più il suo diminutivo "Supie".

Differenze

La differenza tra il "salame" e la "soppressata" sta tutta in alcune variazioni!

Prima di tutto la carne, ovvero, in entrambi i casi è di suino, ma:

  • mentre il primo è fatto con parti del maiale sia grasse che magre, la soppressata è impastata solo con tagli magri (coscia, spalla, filetto o rifilatura del prosciutto).

Per quanto riguarda il "taglio", un tempo l'impasto del salame veniva "triturato con il coltello", oggi, nella maggior parte dei casi, si usa il tritacarne, con stampi di diversa grandezza.

La carne della soppressata, invece, viene tagliata rigorosamente "a punta di coltello".

Questo fa sì che che la grana rimanga un po’ più grossa e quindi compatta.

Anche la percentuale di grasso varia, è maggiore nel salame, nella soppressata è minima.

Altra grande differenza riguarda il "budello"!

Quello della soppressata ha una dimensione maggiore rispetto a quello del salame, questo perché non deve essere troppo aderente all'impasto così da resistere alla pressione (da cui il nome), esercitata sul salume in modo da far fuoriuscire l’aria che si crea durante l'insaccatura.

Proprio per non rischiare che il budello si rompa, viene anche bucato in più parti.

Diversa è quindi anche la forma, ovvero:

  • il salame è "cilindrico";
  • la soppressata è più "appiattita".

Per quanto riguarda la stagionatura, quella del salame va da uno a cinque mesi, mentre quella della soppressata si aggira intorno ai 40 giorni.

Preparazione

La "soppressata" prevede la lavorazione a punta di coltello della carne di maiale, che in precedenza è stata lasciata riposare per 24 ore in un locale freddo.

In genere si usano parti selezionate del suino, come:

  • la coscia;
  • il filetto.

A questo punto si aggiungono:

  • sale;
  • cubetti di lardo;
  • grani di pepe nero per poi impastare il tutto.

Ingredienti

Gli ingredienti necessari per la preparazione della soppressata sono:

  • carne di maiale;
  • sale;
  • cubetti di lardo;
  • pepe nero;
  • budello naturale.

Insaccatura

Una volta ottenuto un composto omogeneo, si effettua "l'insaccatura" della soppressata.

Il preparato viene inserito nei budelli naturali usando strumenti azionati manualmente.

Asciugatura

La soppressata viene quindi pressata per 24 ore e messa ad "asciugare" su pertiche di legno in un locale asciutto per un periodo di tempo variabile tra i 35 e i 50 giorni.

Le tecniche di preparazione prevedono un focolare da mantenere acceso per combattere l'umidità nell'ambiente in quanto la soppressata viene preparata in autunno ed inverno nelle aree montane e collinari della Lucania.

Conservazione

Trascorso il periodo di riposo, gli insaccati si conservano in luoghi freschi e sott'olio e durano circa un anno.

Il risultato è:

  • un prodotto lungo 20 cm;
  • dal colore rosso screziato di bianco;
  • dalla sezione irregolare;
  • largo 6-7 cm.

Degustazione

La consistenza della soppressata è morbida ed il suo sapore intenso si sposa bene con il pane casereccio locale, la crema di fave oppure con le lenticchie in umido.

Al tempo stesso la soppressata può essere consumata insieme ai sottaceti ed alle insalate.

Regione: Basilicata
Tipologia di prodotto: Prodotti vegetali allo stato naturale o trasformati  

Descrizione

Il "fagiolo di Muro Lucano" è una specialità tipica della Basilicata.

Certificazioni

Il Ministero delle Politiche Agricole Alimentari e Forestali ha inserito il fagiolo di Muro Lucano nella lista dei Prodotti Agroalimentari Tradizionali della regione Basilicata (PAT).

Raccolto

La pianta viene estirpata a mano in estate e legata in lunghi fasci, che vengono poi fatti seccare al sole.

Queste piante vengono poi battute con delle mazze per far uscire i legumi.

I fagioli vengono poi separati a mano con un crivello e conservati, secchi, per la stagione invernale.

Presentazione

La tipologia di fagiolo di Muro Lucano è riferibile al cannellino, con buccia sottile.

Si conserva principalmente in sacchetti di tela ed è utilizzato per zuppe, minestre o pastasciutte.

Cenni storici

Muro Lucano è il paese natale di San Gerardo Maiella, Patrono della Basilicata, ma è anche uno dei borghi più belli della regione.

In questo borgo, dall'alto è possibile ammirare il maestoso castello medievale (IX sec.).

Soprattutto di sera, illuminato, insieme all’ex Palazzo Vescovile, il maniero offre un intimo spettacolo scenografico.

Sapori

Il tartufo è una delle prelibatezze della cucina murese, il cui profumo e sapore si propaga nella preparazione di invitanti piatti.

La sua produzione spontanea nel sottobosco che interessa il territorio del bel paese lo rende un elemento costante e prezioso nelle ricette locali.

Pasta fatta in casa, come:

  • "lagane e fagioli";
  • "cavateli con la mollica";
  • "tagliolini con il latte";
  • "acquasale";
  • "minestra patate e fagioli";

sono alcuni degli squisiti piatti che si possono assaporare durante i pasti a Muro Lucano.

A base di legumi e granoturco merita di essere assaggiata anche la "cuccia", un piatto saporito e originale.

Per quanto riguarda la tipica fragranza del fagiolo di Muro Lucano, anticamente, veniva cotto in "pignatte di terracotta", senza sale né aromi, per non bloccarne la cottura.

E' molto importante quindi conservare la natura del legume, per poterlo gustare la massimo delle sue potenzialità.

Degustazione

Il fagiolo di Muro Lucano si può mangiare anche in primi piatti molto nutrienti, ad esempio in abbinamento a formati di pasta come:

  • ditalini;
  • pasta maritata, ovvero mista.

Ricetta

Vogliamo presentarvi una ricetta gustosa per la degustazione dei fagioli di Muro Lucano, ovvero:

  • la minestra con patate e fagiolo di Muro Lucano.

Ingredienti

Gli ingredienti che dovrete procurarvi per la preparazione di questo primo piatto caldo sono i seguenti:

  • 350 g fagioli bianchi di Muro Lucano;
  • 3 patate medie;
  • 240 g pasta per minestra;
  • 1 carota;
  • 1 cipolla;
  • 1 costa sedano;
  • 1 bicchiere passata pomodoro;
  • q.b. brodo vegetale o dado vegetale;
  • 1 rametto rosmarino;
  • q.b. olio evo e sale;
  • 1 foglia di alloro;
  • 1 spicchio aglio.

Preparazione

Per realizzare la minestra con patate e fagioli bianchi di Muro Lucano, dovete iniziare in questo modo:

  • se non avete i fagioli freschi, potete utilizzare quelli secchi, pertanto lasciateli in ammollo in acqua fredda per una notte;
  • al mattino scolate i fagioli, sciacquateli sotto acqua corrente e preparate il brodo vegetale.

A questo punto dovrete:

  • sbucciare l'aglio e tritare finemente la cipolla, la carota e il sedano.

In una pentola capiente e dai bordi alti e versate sul fondo:

  • dell'olio extravergine di oliva;
  • sbucciate l'aglio, fatelo imbiondire ed eliminatelo. 

Versate nella pentola il trito di carote, sedano e cipolla, e fatelo stufare a fuoco dolce per circa 10 minuti.

Pelate le patate, lavatele e tagliatele a dadini.

Quando il trito si sarà appassito versate i fagioli bianchi di Muro Lucano, le patate e copriteli con il brodo vegetale.

Versate il bicchiere di passata di pomodoro, la foglio di alloro e un rametto di rosmarino.

Aggiustate di sale e mescolate bene il tutto.

Coprite la vostra pentola con un coperchio, fate cuocere per circa un'ora, avendo cura di mescolare di tanto in tanto.

Una volta che i fagioli bianchi di Muro Lucano saranno cotti, togliete l'alloro e il rosmarino dalla pentola.

Versate del brodo vegetale, circa due bicchieri, fate arrivare a bollore e aggiungete la pasta.

Fate cuocere la vostra pasta, nella tempistica indicata nella vostra confezione e portate in tavola ancora calda.

Degustazione

La vostra minestra con patate e fagioli di Muro Lucano la potrete degustare in una terrina bella calda e vedrete che i vostri ospiti rimarranno piacevolmente colpiti!

Regione: Basilicata
Tipologia di prodotto: Carni (e frattaglie) fresche e loro preparazione

Descrizione

La "salsiccia al coriandolo di Carbone" è un alimento caratteristico della cultura gastronomica lucana, sviluppatasi e cresciuta nel corso di molti secoli di occupazioni straniere della regione Basilicata.

Certificazioni

Il Ministero delle Politiche Agricole Alimentari e Forestali ha inserito la salsiccia al coriandolo di Carbone nella lista dei Prodotti Agroalimentari Tradizionali della regione Basilicata (PAT).

Produzione

La produzione della salsiccia al coriandolo di Carbone è tipica della zona che comprende il comune di "Carbone", situato in provincia di Potenza, un borgo medioevale a 690 metri sul livello del mare.

Qui essendo l'aria particolarmente fresca e pulita conferisce alla salsiccia al coriandolo di Carbone il suo "aromatico" sapore.

La salsiccia al coriandolo di Carbone viene prodotta durante tutto l'arco dell'anno, non necessita infatti, di particolari condizioni climatiche per poter accentuare le sue caratteristiche organolettiche.

E' un alimento che si risalta da solo grazie:

  • alla genuinità e alla purezza delle materie prime che vengono impiegate per la sua realizzazione;
  • all'ambiente circostante nel quale viene prodotto.

Ingredienti

La salsiccia al coriandolo di Carbone è preparata con pochi ingredienti scelti di prima qualità.

Viene infatti prodotta con:

  • carne di suini allevati in loco;
  • polvere di peperone dolce macinato;
  • sale;
  • coriandolo di carbone.

Presentazione

La salsiccia al coriandolo di Carbone si presenta come segue:

  • ha una forma "cilindrica" e a "ferro di cavallo";
  • il colore caratteristico è un "rosso scuro screziato di bianco" davvero intenso;
  • ha una consistenza estremamente "morbida";
  • un sapore particolarmente "aromatico";
  • la pezzatura da 500 g a 1 kg per le forme a "ferro di cavallo";
  • la pezzatura da 100 g a 120 g per le forme classiche "a salsiccia".

Lavorazione

La salsiccia al coriandolo è celebrata oggi con una sagra nel borgo medievale, che si svolge ogni anno la terza domenica di febbraio.

In realtà, più che di salsiccia, dovremmo parlare di salsicce, perché ne esistono almeno tre versioni:

  • fresca;
  • barzotta;
  • secca.

L’impasto viene speziato con il "coriandolo", un arbusto spontaneo.

L’altra particolarità è che la salsiccia al coriandolo di Carbone, viene preparata con le parti più nobili del maiale, ovvero:

  • prosciutto;
  • lombo;
  • capocollo;
  • spalla;
  • pancetta.

Può essere ottenuta con:

  • carni di suino bianco, oppure di Nero Casertano e Lepino, di pregio superiore.

Anche se ne esistono tre tipologie, l’impasto e il procedimento di base sono comuni.

Le parti nobili del suino sono tagliate a cubetti e condite con le seguenti quantità indicative di ingredienti:

  • 1% di coriandolo di Carbone;
  • 0,15% di peperoncino rosso piccante di produzione locale;
  • 0,30% di peperone rosso dolce;
  • 2% di sale;
  • un goccio di vino Moscato di Terracina.

Il tutto è lasciato nella "maniella" (tipico contenitore in legno), per 24 ore, il tempo necessario alla carne per assorbire a fondo gli aromi delle spezie.

Contemporaneamente il legno della maniella attiva la fermentazione dell’impasto e si sviluppa un sapore più intenso e caratteristico.

L’impasto della salsiccia al coriandolo di Carbone viene poi insaccato con budello naturale di suino.

Stagionatura

Per concludere parliamo della "stagionatura":

  • la salsiccia al coriandolo di Carbone fresca è venduta appena insaccata;
  • la salsiccia al coriandolo di Carbone barzotta è lasciata asciugare per 3 giorni in ambienti con una buona ventilazione per essere poi affumicata per 4-5 ore con legno di lentisco (pianta di macchia mediterranea);
  • la salsiccia al coriandolo di Carbone stagionata viene lasciata asciugare per 21-28 giorni.

Per poter conferire alla salsiccia al coriandolo di Carbone la sua tipica nota aromatica, viene fatta "essiccare" appesa a delle travi di legno nei paraggi del fumo proveniente dai camini circostanti.

Cenni storici

Si pensa che la preparazione della salsiccia al coriandolo di Carbone, sia da ricollegare alle abitudini alimentari dei contadini di quel tempo:

  • i nuovi arrivati avevano bisogno di alimenti molto energetici, facili da conservare e trasportare.

Se i prosciutti richiedevano lunghi periodi di stagionatura, salsicce e salami erano pronti in pochi giorni e potevano essere mangiati anche dopo mesi.

Regione: Basilicata
Tipologia di prodotto: Prodotti vegetali allo stato naturale o trasformati

Descrizione

Il "fasulo rosso" è un prodotto alimentare lucano dal sapore corposo, coltivato con l’unicità che le piante devono inerpicarsi in verticale su supporti di canne.

Certificazioni

ll Ministero delle Politiche Agricole Alimentari e Forestali ha inserito il fasulo rosso nella lista dei Prodotti Agroalimentari Tradizionali della regione Basilicata (PAT).

Presentazione

L'area di produzione del fasulo rosso è Pantano di Pignola, nel comune di Pignola, in provincia di Potenza.

Il fasulo rosso si presenta come:

  • un seme di ecotipo borlotto;
  • tondo ovoidale;
  • con fondo beige e screziature rosso scure.

Questo fagiolo si distingue dagli altri per:

  • il suo sapore avvolgente;
  • il suo aroma intenso che mostrano appieno la naturalità del territorio.

Il fasulo rosso è talmente genuino da essere stimato non solo in Basilicata, ma anche in tutta Italia.

La sua produzione e lavorazione spazia da inizio Giugno fine Settembre.

Storicità

Il fasulo rosso è un prodotto storicamente legato alla cultura e alla cucina di Pantano di Pignola, come confermato dalla memoria storica di anziani agricoltori della zona attraverso fatti e proverbi.

Secondo la tradizione contadina, i fagioli si cucinavano esclusivamente nelle "pignate di terracotta":

  • si adagiavano accanto al focolare e si lasciavano ore ed ore a bollire, avendo cura di aggiungere di tanto in tanto acqua calda.

La cottura avveniva facendo attenzione a girare i fagioli con un cucchiaio di legno e non di metallo per non bloccarne la cottura!

Fasi

Le fasi fondamentali della vita del fasulo rosso sono 3, ovvero:

  • la fase di raccolta;
  • la fase dell'essiccamento;
  • la fase della conservazione.

Dopo la prima fase di "raccolta" del fasulo rosso, si susseguono gli altri due step importantissimi per la lavorazione di questo legume, vediamo insieme quali.

Nella fase di "essiccazione", le piante del fasulo rosso vengono:

  • "estirpate a mano" e lasciate "essiccare" al sole;
  • una volta seccate vengono "battute" per separare i semi e recuperare quelli integri e a norma;
  • i fasuli rossi raccolti, vengono quindi disposti su dei teli e lasciati "asciugare" all’aria aperta.

Terminata la fase di essiccamento, i fasuli rossi vengono racchiusi e "conservati" in grossi sacchi di tela.

Proprietà organolettiche

La sua particolarità, ossia il perfetto connubio tra "consistenza e sapore", lo rende ideale per conferire al tuo menù di terra un tocco di bontà territoriale.

In cucina

Se ami sperimentare in cucina prodotti mai usati, che però garantiscono un risultato strabiliante, allora scegliere di cucinare i "fagioli rossi trifolati" con aglio e prezzemolo per accompagnare un secondo, può essere la scelta giusta.

Se preferisci i primi piatti, puoi optare per:

una pasta con "fagioli saltati insieme alla ncandarata", sicuro che il gusto unico dei fasuli rossi eleverà quello dell’intero piatto!

Ad ogni modo, questo legume sarà capace di conquistare tutti gli invitati!

Regione: Basilicata
Tipologia di prodotto: Carni (e frattaglie) fresche e loro preparazione

Descrizione

Le "cotenne"o "cotiche", sono un piatto tipico della tradizione contadina, in particolare del Sud Italia.

Certificazioni

Il Ministero delle Politiche Agricole Alimentari e Forestali ha inserito gli involtini di cotenna nella lista dei Prodotti Agroalimentari Tradizionali della regione Basilicata (PAT).

Caratteristiche

La cotenna è la "pelle del maiale":

  • privata del grasso;
  • della peluria;
  • arrotolata e condita con aromi e spezie;
  • poi cotta nel ragù.

Se si riesce a vincere la diffidenza iniziale, dovuta alla consistenza particolare delle cotiche, si apprezzerà un prodotto unico nel suo genere.

Ingredienti

Vogliamo proporvi la ricetta di un secondo piatto a base non solo di involtini di cotenna, ma anche di pancetta, ovvero:

  • gli involtini di cotenna e pancetta.

Gli ingredienti che andremo a utilizzare per la creazione degli involtini di cotenna e pancetta, piatto tipico lucano, sono semplici e facili da reperire, ovvero:

  • 12 pezzi di cotenna di maiale;
  • 12 fette di pancetta fresca;
  • 100 g di provolone;
  • 50 g di pinoli;
  • 30 g di uva passa;
  • 1 spicchio di aglio;
  • prezzemolo q.b.;
  • basilico q.b.;
  • pepe nero q.b.;
  • sale fino q.b.;
  • spago da cucina q.b.

Per quanto riguarda, invece, gli ingredienti per il "sugo" che andremo a preparare insieme agli involtini di cotenna e pancetta, dobbiamo fornirci di:

  • 500 g di passata di pomodoro;
  • 3 cucchiai di olio extravergine;
  • 1 cipolla rossa grande;
  • mezzo bicchiere di vino bianco;
  • pepe nero q.b.;
  • prezzemolo q.b.;
  • sale fino q.b.

Preparazione

I pezzi di cotenna devono avere una misura di circa 15×10 cm, invece, le fette di pancetta devono essere leggermente più piccole.

Cominciate a preparare gli involtini partendo dalla cotenna, fiammeggiatela attentamente sul fuoco per eliminare le setole, lavatela e infine asciugatela.

Successivamente fate un trito di:

  • aglio;
  • prezzemolo;
  • basilico;
  • pinoli;
  • uva passa.

A questo punto mescolate gli ingredienti tra loro.

Adagiate le cotenne stese sul piano da lavoro e cominciate a farcirle, abbiate cura di riporle con la parte interna verso l'alto.

Mettete prima la fetta di pancetta, poi il trito con pinoli e uva passa, qualche pezzo di provolone dolce, un pò di pepe nero e salate secondo i vostri gusti, arrotolate la cotenna più stretta possibile senza far fuoriuscire il ripieno.

Ora, potrete utilizzare lo spago da cucina per legare l'involtino.

Procedete in questo modo con le restanti cotenne.

Cottura

In una pentola fate scaldare l’olio, pulite e tritate la cipolla e, quando l’olio sarà ben caldo aggiungete la cipolla tritata e fatela leggermente dorare.

Unite gli involtini di cotenna e pancetta al soffritto e sfumateli in due-tre volte col vino bianco.

Quando il vino sarà evaporato, aggiungete la passata di pomodoro e lasciate cuocere per circa 30 minuti.

Trascorsi i 30 minuti, aggiungete:

  • 1 bicchiere di acqua;
  • salate la salsa;
  • aggiungete il pepe nero in grani.

A questo punto, portate a cottura gli involtini di cotenna e pancetta, tenendo il fuoco basso, ci vorranno ancora 2 ore e mezza circa.

Quando gli involtini risulteranno teneri e la salsa sarà bella densa, aggiungete il trito di prezzemolo (precedentemente lavato), e serviteli in tavola ben caldi, accompagnandoli con del pane a fette, perchè i vostri commensali faranno sicuramente la scarpetta.

Suggerimenti

Per un'ottima riuscita degli involtini di cotenna e pancetta seguite questi pochi consigli che risulteranno preziosissimi per il vostro secondo piatto, ovvero:

  • se possibile, preparate gli involtini di cotenna e pancetta il giorno prima, così gli ingredienti si sposeranno meglio tra loro, basterà solo riscaldarli prima di servirli;
  • per un piatto indimenticabile, utilizzate cotenna fresca di maiale, importante è che sia quella della "pancia" che è la più morbida e che sia privata di tutto il grasso.

Degustazione

Puoi mangiare gli involtini di cotenna e pancetta da "soli" o gustarli con un ottimo "piatto di pasta"con il ragù ottenuto dagli involtini.

Al ragù, secondo il desiderio delle buone forchette, si possono aggiungere altri tagli di carne, a piacere fra maiale e manzo.

A fine cottura si può aggiungere anche del basilico o del prezzemolo fresco, per esaltare il gusto della carne.

Si otterrà un ottimo prodotto, dal gusto quantomeno ricco e pieno, che trova i propri natali nell'antica civiltà contadina lucana e dà molta energia, ciò lo rende adatto ai freddi mesi invernali!

Regione: Basilicata
Tipologia di prodotto: Prodotti vegetali allo stato naturale o trasformati

Descrizione

La "iermana" o "farina di germana" è un ingrediente alimentare caratteristico della regione Basilicata prodotta nella zona del Parco del Pollino.

Certificazioni

Il Ministero delle Politiche Agricole Alimentari e Forestali ha inserito la iermana nella lista dei Prodotti Agroalimentari Tradizionali della regione Basilicata (PAT).

Caratteristiche

Essa viene sottoposta ad una "lavorazione artigianale", tanto è vero che:

  • la macinatura è a pietra;
  • mentre la pulitura e la setacciatura vengono eseguite a mano.

Tale prodotto dal sapore deciso ed avvolgente è creato secondo la tradizione e, come ogni farina, è perfetta per la panificazione nostrana.

Ingredienti

Gli ingredienti della iermana  sono:

  • farina di segale;
  • crusca.

Presentazione

Questa tipologia di "farina di segale con crusca" ha origini molto lontane e da allora è diventato un ingrediente essenziale nella cucina locale, anche grazie ai benefici che concede all'organismo.

Iermana ha:

  • un sapore eccezionale;
  • un profumo gradevole;
  • un colore simil crema che invita all’utilizzo.

Pane & Focaccine

Se vuoi creare qualcosa di particolare per i tuoi ospiti, il pane o le focaccine realizzate con iermana possono essere quel tocco di maestria che stai cercando.

Puoi presentarli:

  • sia con la forma di piccoli panini;
  • sia su un tagliere disponendo la forma di una pagnotta con alcune fette appena tagliate;
  • sia esibendo la sua crosta dorata, croccante, con la sua mollica morbida e profumata.

In qualsiasi modo le presenterai, sapranno accompagnare le tue pietanze grazie alle proprie note gradevoli.

Aroma

L'aroma che emanano è originale e rispecchia la semplicità degli ingredienti.

Proprio quest'ultimo, unito al sapore, sono in grado di soddisfare chiunque li assaggi, perché in sé racchiudono le "meraviglie del territorio".

Scegliere di servire prodotti realizzati con la farina iermana è una decisione proiettata al compiacimento generale!

Il loro gusto unico li rende i protagonisti del tuo pasto, mettendo in sintonia le preferenze tutti.

Ricetta

Vogliamo proporvi una deliziosa ricetta per la creazione dei:

  • tronchetti dolci con farina iermana.

Questa farina buonissima è ricca di proprietà nutritive!

La farina iermana viene utilizzata soprattutto per fare un ottimo pane ricco di fibre e di vitamine, ma anche per realizzare dolci di ogni tipo.

Questo dolce ha un gusto eccezionale ed è leggero, perchè in questa ricetta non vengono utilizzati nè burro nè zucchero, questi due ingredienti sono stati sotituiti con:

  • l'olio di arachidi;
  • il miele.

Ingredienti

Gli ingredienti da utilizzare per la preparazione dei tronchetti dolci con farina iermana sono i seguenti:

  • 150 g di farina iermana;
  • 150 g di semola di grano duro rimacinata;
  • 60 g di miele;
  • 60 g di olio di semi di arachidi;
  • 1 uovo;
  • 300 g di marmellata a piacere;
  • 1 bustina di lievito per dolci.

Preparazione

Per iniziare con la creazione dei tronchetti dolci con farina iermana, per prima cosa sarà necessario:

  • miscelare le farine con il lievito;
  • create una fontana e al centro versate il miele, l'olio di semi e l'uovo;
  • procedete impastando il tutto per bene, in modo che tutti gli ingredienti si possano amalgamare.

Otterrete un impasto che avrà la forma di una "palla" e dopo averla avvolta nella pellicola, andrete a riporla in frigorifero per circa 30 minuti.

Trascorsi i minuti di risposo, dovrete stendere l'impasto con l'utilizzo di un mattarello, abbiate cura di non creare una sfoglia troppo sottile, perchè in questo caso non è necessario.

Prendete un foglio di carta forno, spalmateci sopra la marmellata che avete scelto, ma fate attenzione a mantenere liberi i bordi.

A questo punto dovrete:

  • arrotolare l’impasto su se stesso, e per riuscirci più facilmente vi potrete aiutare con la carta da forno, che man mano andrete a togliere avvolgendo;
  • ricompattate bene l'impasto, dandogli la forma di un "tronchetto".

Ora è giunta la fase della "cottura", proprio per questo, dovrete preriscaldare il forno a 180 gradi ed una volta raggiunta la temperatura, potrete infornare i vostri tronchetti dolci con farina iermana.

La cottura durerà circa 30 minuti.

Una volta cotti e tolti dal forno, lasciateli raffreddare e tagliateli a fettine.

I vostri tronchetti dolci con farina iermana sono finalmente pronti per essere serviti ai vostri ospiti!

Regione: Basilicata
Tipologia di prodotto: Paste fresche e prodotti della panetteria, della biscotteria, della pasticceria e della confetteria

Descrizione

I "taralli di San Costantino Albanese" sono un prodotto alimentare diventato, col passare del tempo, tipico della regione Basilicata grazie alla popolazione "Arbëreshë" stanziatasi in quel territorio dopo l'occupazione da parte dell'Impero Ottomano dell'Albania.

Ingredienti

Gli ingredienti necessari per la preparazione dei taralli di San Costantino Albanese sono veramente semplicissimi e rintracciabili in qualsiasi supermercato.

Per creare questi sfiziosi taralli dovrete procurarvi:

  • 1 kg di farina 00;
  • 150 g di strutto;
  • 1 uovo;
  • 100 ml di vino bianco;
  • 1 cucchiaino di sale fino;
  • 1 cucchiaino di semi di finocchio;
  • 1 pizzico di bicarbonato;
  • acqua q.b.

Preparazione

Iniziamo con la preparazione dei taralli di San Costantino Albanese, quindi, su una spiananatoia o su piano da lavoro, disponete:

  • la farina a fontana;
  • aggiungete il sale;
  • unite il pizzico di bicarbonato;
  • l’uovo;
  • lo strutto ammorbidito a temperatura ambiente;
  • infine i semi di finocchietto.

A questo punto, a piccole dosi aggiungete man mano il vino bianco e continuate ad impastare.

Incorporate poco per volta dell’acqua e procedete lavorando fino ad ottenere un’impasto liscio e consistente.

Continuate ad impastare per alcuni minuti fino ad ottenere un bel panetto, poi:

  • mettete l’impasto in una ciotola, coprite con un canovaccio umido e lasciate riposare per circa 2 ore.

Trascorse le 2 ore di lievitazione, dividete l’impasto in palline uguali che andrete a lavorare dando la forma di un serpentello lungo 30 cm.

Una volta creato il "serpentello", dovrete arrotolarlo al fine di raggiungere la classica forma a "8".

Disponete i taralli di San Costantino Albanese su un tavolo ricoperto di carta forno e lasciate riposare per ulteriori 30 minuti.

In una pentola a bordi alti, portate a ebollizione 2 litri di acqua e immergete i taralli di San Costantino Albanese.

Abbiate cura di immergerli 2 per volta lasciandoli cuocere per meno di un minuto o fino a quando non verranno a galla.

Con l'aiuto di una schiumarola tirate fuori dall'acqua i taralli di San Costantino Albanese e riponeteli su di un canovaccio pulito.

Disponete i taralli di San Costantino Albanese sulla placca rivestita con carta forno ben distanziati tre loro e con un ago fate dei tagli in superfice.

Passate quindi alla "cottura" dei taralli, pertanto:

  • con il forno preriscaldato a 200 gradi circa, infornate i vostri taralli di San Costantino Albanese e lasciate cuocere per circa 25 minuti;
  • verificate costantemente la doratura dei biscotti.

Trascorsi questi 25 minuti, abbassate la temperatura del forno fino a 160 gradi e proseguite per altri 15 minuti con il forno semi-aperto.

In tal modo, i taralli di San Costantino Albanese si asciugheranno perfettamente al loro interno e rimarranno belli croccanti più a lungo!

Conclusa la cottura, chiudete il forno e lasciate riposare i taralli per ulteriori 10 minuti.

Prima di consumarli, fateli raffreddare!

Potete servire i vostri taralli di San Costantino Albanese anche il giorno dopo averli cucinati, anzi, se conservati in una scatola di latta ben chiusa, saranno ottimi da mangiare anche nelle settimane seguenti!

Consumo

I taralli di San Costantino Albanese sono tipici lucani ed estremamente friabili.

I taralli di San Costantino Albanese sono:

  • ideali per spezzare l’appetito;
  • sfiziosi per un antipasto;
  • molto buoni accompagnati da salumi e formaggi, oppure pucciati nel vino.

I taralli di San Costantino albanese vengono tradizionalmente preparati e consumati per importanti eventi come:

  • Battesimi,
  • Matrimoni,
  • per sfamare chi, durante le processioni, porta sulle proprie spalle il carro sul quale si trova il Santo.

Tradizione

Tradizionalmente, la preparazione dei ''taralt e nuses'', letteralmente tradotti in ''biscotti della sposa'', inizia circa una settimana prima del matrimonio che avviene solitamente di Domenica.

La mamma dello sposo e quella della sposa invitano alla preparazione di questi biscotti le parenti e il vicinato.

Non ricevere questo invito viene considerato come una "grave offesa" che sfocia nella decisione di non prendere parte al matrimonio.

REGIONE: Basilicata
TIPOLOGIA DI PRODOTTO: Pasta fresca

 Descrizione

Le tradizioni lucane, specialmente quelle gastronomiche, sono innumerevoli, ma nette!

In cucina

Potranno passare le generazioni, i presidenti ed i Papi, ma non potrà mai tramontare l'istituzione della pasta fatta in casa alla domenica.

Il "raviolo lucano", in tal senso, si pone come "special-guest" in cucina.

La ricetta lucana è duplice, dolce e salata in modo da accontentare i gusti di tutti.

Ingredienti

Gli ingredienti necessari per la preparazione di 4 porzioni, dei ravioli lucani al ragù di salsiccia sono semplicissimi, scopriamoli insieme.

Per quanto riguarda la lavorazione della pasta troviamo:

  • 300 g di semola rimacinata di grano duro;
  • 100 g di farina 001;
  • 1 uovo;
  • 140 g di acqua;
  • sale q.b.

Invece per quanto riguarda la creazione del "ragù di salsiccia, dovrete procurarvi:

  • 3 capi di salsiccia fresca;
  • un pezzo di salsiccia paesana stagionata;
  • 250 g di carne di maiale in pezzi;
  • 200 g di carne di vitello in pezzi;
  • olio extravergine di oliva;
  • 1 kg di passata di pomodori pelati;
  • sale q.b.;
  • mezzo bicchiere di vino rosso;
  • 3 cucchiai di concentrato di pomodoro;
  • 1 kg e mezzo di pelati.

Preparazione

Cominciamo con la preparazione dei ravioli lucani al ragù di salsiccia, quindi fate soffriggere nell'olio extravergine di oliva:

  • 3 capi di salsiccia fresca sgrassata in precedenza;
  • un pezzo di salsiccia paesana stagionata;
  • 250 g di carne di maiale in pezzi;
  • 200 g di carne di vitello in pezzi.

Una volta dorati aggiungete 1 kg di passata di pomodori pelati e lasciate cuocere a fuoco lento per circa 3 ore.

Dopo che avrete sfumato la carne con mezzo bicchiere di vino rosso, aggiungete 3 cucchiai di concentrato di pomodoro prima di unire 1 kg e mezzo di pelati.

A questo punto:

  • impastate bene tutti gli ingredienti;
  • coprite il composto creato con una pellicola;
  • lasciate riposare in un luogo privo di luce e fonti di calore per circa 30 minuti.

La fase sucessiva, consiste nella lavorazione dei ravioli lucani, quindi:

  • mettete la farina e la semola su una spianatoia e create una fontana;
  • rompete l'uovo al centro e cominciate a impastare;
  • aggiungete tanta acqua tiepida, quanto basta per ottenere una pasta ben liscia e senza grumi.

Ora, utilizzando un mattarello, dovrete cominciare a stendere l'impasto, ovvero:

  • prendete la pagnotta e stendetela creando una sfoglia sottile;
  • da questa sfoglia, con un bicchiere di vino, ricavate tanti piccoli dischi.

A questo punto, versate un po’ di ripieno al centro di ogni disco, con l'utilizzo di un cucchiaino:

  • ricoprite il tutto con un altro disco di pasta, al fine di avere i dischi sovrapposti con al centro il ripieno;
  • premete bene sui bordi affinchè la pasta si unisca e sigilli perfettamente, questo perchè se non fossero chiusi bene, durante la cottura si potrebbero aprire.

Passate alla cottura dei vostri ravioli lucani al ragù di salsiccia:

  • prendete una pentola a bordi alti e riempitela di acqua;
  • salate, ma non troppo, considerando che il ripieno e il ragù sono belli saporiti;
  • appena si alzerà il bollore tuffatevi i ravioli lucani uno ad uno.

ravioli lucani al ragù di salsiccia capirete che saranno cotti nel momento in cui cominceranno ad affiorare a galla.

A cottura avvenuta, estraeteli con l'ausilio di una schiumarola, avendo cura di non romperli, e riponeteli in una terrina calda condendoli con il vostro strepitoso ragù di salsiccia.

A piacere, potrete aggiungere una spolverata di pecorino grattugiato, e per chi volesse anche del peperoncino in polvere.

Girate con molta delicatezza e i vostri ravioli lucani al ragù di salsiccia saranno finalmente pronti per essere serviti ai vostri ospiti!

Buon appetito!

Regione: Basilicata
Tipologia di prodotto: Paste fresche e prodotti della panetteria, della biscotteria, della pasticceria e della confetteria

Descrizione

Il "timpallo rustico del Pollino" è tipico del territorio della Basilicata.

Certificazioni

Il Ministero delle Politiche Agricole Alimentari e Forestali ha inserito il timpallo rustico del Pollino nella lista dei Prodotti Agroalimentari Tradizionali della regione Basilicata (PAT).

Storicità

Il Parco Nazionale del Pollino è stato istituito nel 1988 e si tratta "dell'area protetta più estesa d'Italia".

Le sue vette, tra le più alte del sud d'Italia, sono coperte di neve per molti mesi dell'anno.

Dalle cime, ad occhio nudo, si osservano, ad occidente, le coste tirreniche di Sapri, Maratea, Praia a Mare, Belvedere Marittimo e, ad oriente, da Sibari a Metaponto, il litorale ionico.

L'emblema del parco del Pollino è il "pino loricato", qualche esemplare simile è presente in altre stazioni fitoclimatiche delle montagne balcaniche e greche.

Il paese più alto del parco è Alessandria del Carretto con i suoi 1000 metri s.l.m., paese che ancora oggi conserva antiche tradizioni culturali e musicali.

Caratteristiche

Il timpallo rustico del Pollino rientra nella categoria delle "paste fresche", perché si tratta di:

  • una sfoglia di pasta, che può anche essere conservata per giorni ed essere gustata dopo qualche giorno dalla sua preparazione, secondo alcuni anche dopo un mese.

Ingredienti

Gli ingredienti necessari per la creazione del timpallo rustico del Pollino sono:

  • farina;
  • acqua;
  • sale;
  • uva passa;
  • sangue di maiale;
  • mollica di pane;
  • miele;
  • zucchero.

Preparazione

Tipicamente invernale, il timpallo rustico del Pollino si prepara in due fasi:

  • la "prima fase" di lavorazione del timpallo rustico del Pollino prevede la preparazione della pasta sfoglia;
  • la seconda fase di lavorazione prevede la creazione del ripieno per farcirla.

L'impasto della pasta del timpallo rustico del Pollino richiede solo:

  • farina;
  • acqua;
  • sale.

Invece, per il suo interno bisogna procurarsi:

  • uva passa;
  • sangue di maiale;
  • mollica di pane grattugiato;
  • miele oppure zucchero a scelta.

Lavorazione

La teglia che serve a cucinare il timpallo rustico del Pollino deve essere ricoperta di strutto per evitare che la pasta si attacchi alle sue pareti:

  • una volta aver assemblato l'impasto con il ripieno si può infornare preferibilmente nel forno a legna.

Il timpallo rustico del Pollino richiede:

  • di riporre sulla teglia una parte della pasta sfoglia;
  • in seguito va adagiato il ripieno;
  • si conclude unendo l'altra parte della pasta sfoglia.

A cottura ultimata, il timpallo rustico del Pollino si presenta con:

un "sapore agrodolce" ed un aspetto invitante cheperò, non può non essere assaggiato immediatamente.

Solitamente, il timpallo rustico del Pollino, si prepara nel periodo che va da Dicembre a Febbraio, perché è in questo momento dell'anno che si sopprimono i maiali.

Nulla vieta di prepararlo anche dopo!

Prestigio

Solo ingredienti sani e tipici del territorio lucano, rendono il timpallo rustico del Pollino una specialità locale di tutto rispetto che fa parte di un "patrimonio culturale" molto importante della Basilicata.

REGIONE: Basilicata
TIPOLOGIA DI PRODOTTO: Formaggi

Descrizione

La "toma" è una tipologia di formaggio largamente diffusa lungo tutto lo stivale.

Certificazioni

Il Ministero delle Politiche Agricole Alimentari e Forestali ha inserito la toma nella lista dei Prodotti Agroalimentari Tradizionali della regione Basilicata (PAT).

Origini

Certo, la sua preparazione e la varietà di latte utilizzato è diversa da regione a regione.

Di conseguenza la toma proposta in Piemonte ad esempio, si distingue in maniera netta da quella proposta in Basilicata.

La "toma lucana", trae le sue origini dalle lavorazioni del latte di pecora e di capra, mentre nelle regioni settentrionali del bel Paese, fra monti e vallate, si registrano impieghi di latte di vacca.

Ingredienti

Gli ingredienti fondamentali per la preparazione della toma sono:

  • latte di pecora;
  • latte di capra;
  • latte di vacca;
  • caglio di agnello.

Lavorazione

In molti, definiscono la toma lucana un "formaggio veloce".

Le motivazioni di tale appellativo, sono da ricondurre al tempo di produzione e stagionatura che copre soltanto due mesi:

  • Gennaio e Febbraio.

A discrezione del produttore, il lasso di tempo tra produzione e "messa in tavola", può essere protratto fino a 90/120 giorni, ma le testimonianze che ci giungono in questo senso sono, in percentuale, molto più basse.

La lavorazione prevede una "stufatura naturale", che si concretizza in una cottura a circa 40 gradi, del latte di pecora e del caglio di agnello.

Segue poi "l'estrazione" della pasta e lo "spurgo" della stessa su delle tavole inclinate, le cosiddette "fuscelle".

Conservazione

La conservazione viene assicurata da un preventivo "bagno in salamoia".

Presentazione

La toma lucana si presenta come:

  • un formaggio a pasta semidura, ma morbido al suo interno;
  • umido ed uniforme cioè senza occhiatura;
  • la crosta esterna è assente;
  • il colore riporta al bianco-avorio.

La forma della toma è convenzionalmente quella di un cilindro di altezza stimabile in 15 centimetri e peso in 2 kg.

Il sapore non è deciso, ma molto delicato e tendente quasi al dolce.

Degustazione

Il consumo della toma è molto tradizionale visto che viene offerto come prodotto da antipasto, tagliato a fette sottili ed adagiato su del pane fresco.

Ricetta

Una delle ricette tipiche lucane, che ha come protagonista la toma lucana è il:

  • calzone con toma tipica lucana e salame.

Questa ricetta rappresenta un piatto tipico della Basilicata, che si prepara in occasione della Santa Pasqua.

Ingredienti

Gli ingredienti utilizzati per la preparazione della pasta del calzone con toma tipica lucana e salame sono:

  • 1 kg di farina 00;
  • 20 gr di lievito di birra, sale q.b.;
  • 400 ml di acqua.

Invece, per quanto riguarda il ripieno del calzone con toma tipica lucana e salame abbiamo:

  • 200 gr di toma;
  • 500 gr salame luganega;
  • 3 uova.

Preparazione

Iniziamo con la preparazione della pasta del calzone con toma tipica lucana e salame, quindi:

  • create una fontana con la farina su un piano di lavoro;
  • aggiungete al centro 5 g di sale;
  • riscaldate l’acqua in un pentolino e aggiungetela lentamente al lievito fino a quando quest'ultimo non si scioglierà;
  • unite lentamente il resto della farina e amalgamate il tutto.

Dovrete ottenere un impasto morbido ed elastico.

Creato il composto, lasciate che lieviti per circa 2 ore in un luogo asciutto e coperto da un canovaccio.

Nell'attesa della lievitazione, cominciate a preparare il ripieno del calzone con toma tipica lucana e salame, quindi:

  • in una ciotola riducete il salame in piccoli pezzetti;
  • tagliate a cubetti anche la toma;
  • aggiungete le due uova leggermente sbattute;
  • mescolate accuratamente tutti gli ingredienti.

Quando la pasta avrà raggiunto il doppio delle sue dimensioni, procedete con il stenderla sul piano da lavoro con le mani, poi:

  • tagliate la pasta in pezzi del peso di 100 g l'una;
  • con l'aiuto di un matterello, stendete la pasta dandole un diametro di circa 20 cm;
  • sulla metà del disco adagiate il ripieno;
  • richiudete con l’altra metà di pasta per formare una mezza luna, forma tipica del calzone.

Sigillate bene per evitare che fuoriesca il ripieno durante la cottura, spennellate la superfice con l’uovo sbattuto e infornate a 200 gradi per 20 minuti o fino a quando saranno dorati.

Prima di servire agli ospiti il vostro calzone con toma tipica lucana e salame, lasciatelo raffreddare un pochino!

Una volta intiepidito sarà pronto per essere degustato in compagnia...buon appetito!

 

Regione: Basilicata
Tipologia di prodotto: Paste fresche e prodotti della panetteria, della biscotteria, della pasticceria e della confetteria

Descrizione

I "biscotti glassati" sono una specialità dell'arte dolciaria lucana che ormai sono diventati famosi in tutta Italia.

Certificazioni

Il Ministero delle Politiche Agricole Alimentari e Forestali ha inserito i biscotti glassati nella lista dei Prodotti Agroalimentari Tradizionali della regione Basilicata (PAT).

Caratteristiche

Il tipico biscotto glassato lucano si caratterizza proprio per la sua "glassatura bianca".

Quest'ultima si ottiene grazie alla fase di "glassatura", ovvero facendo sciogliere lo zucchero in acqua bollente e di conseguenza ricoprendo il dolce interessato, facendo poi raffreddare il tutto.

Lo zucchero della glassa può essere "aromatizzato" a piacere a seconda dei gusti e del dolce che si sta creando.

Si possono distinguere varie essenze di glassatura come per esempio:

  • la glassa al succo di limone;
  • la glassa con liquore, in particolare quello di anice e il fragolino.

Ingredienti

Gli ingredienti necesssari per la preparazione dei biscotti glassati sono semplicissimi e li potete reperire in qualsiasi supermercato.

Per quanto riguarda gli elementi che andremo a mischiare per l'impasto dei biscotti glassati abbiamo:

  • 1 kg di farina;
  • 300 g di zucchero;
  • 5 uova;
  • 100 g di olio;
  • 20 g di ammoniaca per dolci;
  • 2 bustine di vanillina;
  • latte q.b.

Invece in merito alla glassa dei biscotti glassati dovete procurarvi:

  • 300 g di zucchero;
  • 1 albume d’ uovo;
  • limoncello.

Infine, se vorrete decorare i vostri biscotti glassati, potrete utilizzare dei confettini colorati.

L'unico accorgimento che dovrete avere, sarà quello di non aggiungerli a glassa bollente, ma attendere che si intiepidisca un pochino affinchè i confettini non si sciolgano del tutto!

Preparazione

Cominciamo con la preparazione dei biscotti glassati, quindi seguite attentamente la nostra ricetta e vedrete che il risultato sarà assicurato!

Anzitutto dovete:

  • versare su una spianatoia la farina a fontana;
  • unire le 5 uova e seguite aggiungendo l’ olio, lo zucchero, l’ammoniaca per dolci e le bustine di vanillina;
  • lavorate con le mani tutti gli ingredienti per qualche minuto;
  • incorporate il latte tiepido ed andate avanti lavorando l’impasto fino ad ottenere una pasta semidura.

A questo punto sarà necessario dividere l’impasto a metà, e poi:

  • con cada parte farete un rotolino spesso come un "pollice";
  • taglierete dei tronchetti lunghi 2 cm circa conferendogli la forma di un "ovale".

Prendete una teglia e rivestitela con della carta da forno, adagiateci la pasta e mettete il tutto in forno preriscaldato a 180 gradi per circa 10/15 minuti.

Trascorso questo tempo di cottura sfornate i biscotti glassati e lasciateli intiepidire.

Passiamo alla preparazione della glassa dei biscotti e quindi:

  • montate a neve ferma un albume d’uovo e tenetelo da parte;
  • in una pentola versate lo zucchero e ricopritelo con dell’acqua;
  • mettete il tutto sul fuoco a fiamma media e aspettate che lo zucchero si sciolga.

Togliete dal fuoco lo zucchero e riponetelo in una ciotola, a questo punto:

  • aggiungete l’ albume montato a neve e continuate a mescolare;
  • nell'eventualità che la glassa non dovesse staccarsi, allora aggiungete qualche goccia di limone.

Tagliate la glassa appena creata a metà e su una delle due parti aggiungete qualche goccia di limoncello!

Versate con attenzione la glassa sui biscotti e prima che si asciughi, decorateli con una spruzzata di confettini colorati!

Degustazione

Alla prova assaggio, i biscotti glassati tipici lucani si presentano piuttosto morbidi e si caratterizzano per il loro gusto divinamente delizioso.

La colorazione dei biscotti glassati è "bianca candida" e diventa rosata qualora la glassa venga realizzata con il "fragolino".

Questi dolcetti glassati sono una golosissima prelibatezza tipica del periodo pasquale, nonostante ciò, oggi li possiamo trovare in commercio in qualsiasi periodo dell'anno!

Conservazione

Queste bontà vanno conservate rigorosamente in luogo fresco e asciutto.

Regione: Basilicata  
Tipologia di prodotto: Paste fresche e prodotti della panetteria, della biscotteria, della pasticceria e della confetteria

Descrizione

La "shtridhla" o la "shtridhelat" è una pasta fresca la cui origine risale al 1500 quando alcuni profughi dell'Albania riuscirono ad insediare il paese di San Costantino.

Certificazioni

Il Ministero delle Politiche Agricole Alimentari e Forestali ha inserito la shtridhla nella lista dei Prodotti Agroalimentari Tradizionali della regione Basilicata (PAT).

Storicità

La cultura “arbereshe” in Basilicata deve essere tutelata e valorizzata, pertanto è giusto raccontarla!

Le testimonianze che ci possono lasciare le piccole comunità che stanno ormai scomparendo, sono di fondamentale importanza al fine di lasciare ai nostri nostri discendenti i segni della nostra civiltà.

La cultura “arbereshe” è ancora oggi fortemente caratterizzata da elementi specifici, quali:

  • storia;
  • folklore;
  • tradizioni.

Nel loro insieme questi tre elementi rendono la presenza delle comunità albanesi un elemento di forte e grande arricchimento per le comunità locali.

L'inestimabile patrimonio culturale si rileva:

  • nei costumi;
  • nell'arte;
  • nella gastronomia;

ancora oggi conservate gelosamente in alcuni centri lucani!

Nella nostra “Arberia” lucana sono presenti le comunità dei comuni:

  • San Paolo Albanese;
  • San Costantino Albanese;
  • Barile;
  • Ginestra;
  • Maschito;

dove quasi tutti i membri della comunità parlano la lingua madre “arbereshe”.

La parola “arbereshe” indica:

  • sia la lingua parlata che il nome degli albanesi d'Italia.

Invece "Arberia" identifica l'area geografica degli insediamenti albanesi in Italia.

Uno degli alimenti di eccellenza della antica cucina albanese resta il "cugliaccio", che sarebbe:

  • un dolce rustico a base di farina di grano tenero, semola rimacinata, uova, olio, strutto, lievito naturale, lievito di birra e finocchietto selvatico.

Il “cugliaccio”, chiamato nel dialetto albanese "Kulac", è un tipico prodotto della tradizione gastronomica che ancora viene prodotto a San Costantino Albanese.

In uso sin dal XVI secolo veniva preparato e confezionato dai parenti dello sposo il giovedì prima del matrimonio officiato con il rito greco-bizantino.

Il cugliaccio ha resisto nei secoli opponendosi con il profumo e il sapore alla sua estinzione come prodotto della tradizione.

Fra i piatti ancora oggi cucinati, ritroviamo:

  • la "dromesat", ovvero una sorta di polenta o pasta fatta con grumi di farina cucinati direttamente nei sughi;
  • le "shtridhelat", ovvero tagliatelle simili alle manate ottenute con una particolare lavorazione e condite con ceci o fagioli.

Proprio quest'ultimo è considerato "l'alimento dei poveri" e viene preparato per essere consumato fresco nei giorni di festa.

Ingredienti

Gli ingredienti che dovrete procurarvi per la preparazione della shtridlha per 4 persone sono i seguenti:

  • 250 g di farina di grano duro;
  • 250 g di farina di grano 00;
  • 2 uova;
  • un bicchiere di acqua tiepida;
  • un pizzico di sale.

Preparazione

Iniziamo con la preparazione di questa tipologia di pasta tipica della cucina lucana, quindi:

  • su di una spianatoia mescolate la farina di grano duro e la farina di grano duro 00 più il pizzico di sale;
  • create una fontana al centro e aggiungete le uova e l’acqua;
  • seguite impastando fino a ottenere un impasto omogeneo ed elastico.

Lasciate riposare il composto, possibilmente in un luogo asciutto e privo di luce, coperto da un canovaccio pulito per circa 30 minuti.

Ora, una volta trascorso il tempo di riposo, riprendete in mano l'impasto e dividetelo in panetti che abbiano le stesse dimensioni.

Bucate al centro ciascun panetto con il “kesistra” (raschiatoio), infilatevi le mani e cominciate ad allargarlo in tondo comprimendo l’impasto, che assottigliandosi sempre di più, assumerà la forma di una ruota che a mano a mano si allarga.

Continuando a stringere tra le mani, essa si assottiglierà sempre di più.

Raggiunto lo spessore desiderato, tagliate la matassa ai due estremi, ricavandone tanti spaghetti di egual misura, che andrete ad adagiare su una tovaglia per farli asciugare.

Una volta asciutti, avrete finalmente creato la vostra pasta shtridhla.

Il sugo

Per la realizzazione del sugo della shtridhla procedete con il procurarvi i seguenti ingredienti:

  • 300 g di fagioli;
  • 1 spicchio d’aglio;
  • 1 peperoncino;
  • due pomodorini.

Dopo aver cotto i fagioli in una pignatta piena di acqua salata, in una padella larga soffriggete:

  • l’aglio e il peperoncino.

Procedete unendo prima i pomodorini spezzettati, poi, dopo 5 minuti, i fagioli cotti con tre mestoli della propria acqua di cottura e aggiustare di sale.

Continuate cuocendo la pasta in abbondante acqua salata e saltate in padella.

Cottura

Ricordati che essendo una pasta fresca, la shtridhla richiede pochi minuti di cottura.

Degustazione

Consiglio per il condimento della shtridhla:

  • ottima con un semplice sugo di pomodoro;
  • un classico ragù;
  • prelibata e gustosa se condita con un soffritto di salsiccia, funghi e formaggio fresco grattugiato.

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