REGIONE: Sicilia
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TIPOLOGIA DI PRODOTTO: Miele
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Certificazione Prodotto: PAT
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Gli "arancini di riso", in dialetto "arancinu" o "arancina", è una palla di riso fritta, una specialità apprezzata in tutto il mondo!
Il Ministero delle Politiche Agricole Alimentari e Forestali ha inserito gli arancini di riso nella lista dei Prodotti Agroalimentari Tradizionali della regione Sicilia (PAT).
Gli arancini di riso sono uno dei prodotti più tipici della Sicilia:
Un filone di pensiero lo concepisce tondo, un "inno" alle "arance siciliane", a cui somiglia per il colore dorato della frittura.
Un'altra fazione di siciliani lo vuole a cono, che richiami l'Etna, soprattutto quando lo si spezza a metà, caldo di frittura, e ne esce il vapore.
Gli ingredienti per la preparazione di 12 arancini di riso sono:
Gli ingredienti per la preparazione del "ripieno tradizionale al ragù" degli arancini di riso sono:
Gli arancini di riso possono essere tondi o a cono.
Il ripieno è fatto di riso condito e può essere arricchito con vari ingredienti, come:
Nei tipici banchetti siciliani, dove gli arancini vengono venduti come delizioso cibo da passeggio, solitamente si offre al cliente il cartoccio col trittico:
Per cucinare gli arancini di riso bisogna, innanzitutto, preparare un ottimo risotto al dente.
Il riso deve cuocere in molto brodo, in modo da insaporirsi.
Quando è pronto, si formano le "palline" o i "conetti" e si impanano, passandoli prima in una pastella leggera di farina inumidita e poi nel pangrattato o nella farina di mais.
A questo punto vanno fritti in abbondante olio e serviti caldissimi.
Regione: Puglia |
Tipologia di prodotto: Carni (e frattaglie) e loro preparazione |
ll "bovino pugliese" è un animale ruspante che vive bene all'aperto nelle zone rocciose e dalla morfologia tipicamente carsica.
Il Ministero delle Politiche Agricole Alimentari e Forestali ha inserito il bovino pugliese nella lista dei Prodotti Agroalimentari Tradizionali della regione Puglia (PAT).
Questo bovino ha conservato nel nome il riferimento alla regione, ovvero le steppe della Podolica in Ucraina.
E’ proprio da quest’ultima che proviene la sua importazione, si suppone che sia stata opera degli Unni nel 452 d.C. oppure dei Romani, che l’avrebbero importata anche a Creta.
Vi sono invece fonti alternative, che ritengono sia di origini della Penisola Italica.
La razza Podolica ha subito un consistente declino, dovuto alla meccanizzazione dell'agricoltura che ha reso obsoleto l'uso da tiro, e dell’urbanizzazione.
Si tratta di un bovino dalle forti doti di adattamento ad ambienti difficili e con una spiccata capacità di sfruttare, attraverso l'allevamento allo stato brado, quelle risorse alimentari che, altrimenti, a causa della loro collocazione in terreni difficili di aree interne, non potrebbero trovare altra utilizzazione.
La Podolica è la razza più rustica d’Italia, ciò significa che le vacche pascolano tutto il giorno in mezzo ai campi, senza alcuna recinzione.
Ecco perché la loro carne è così saporita!
Questa razza mangia principalmente erba, che è infatti il loro cibo naturale.
Ogni anno il bovino pugliese effetua una transumanza di 6 mesi alla ricerca di prati verdi.
Il vitello del bovino pugliese resta insieme alla madre durante tutto lo svezzamento e si nutre esclusivamente di latte materno.
Ecco perché la carne Podolica è nettamente più buona delle carni ordinarie, la Podolica vive come una mucca allo stato brado e fa la stessa vita dei suoi antenati.
Questa vacca, fortunatamente, non è stata rinchiusa in un centro di allevamento intensivo ed alimentata con cereali.
Le caratteristiche della razza Podolica sono nel maschio:
Invece nella femmina:
La carne di questa razza, conosciuta comunemente con il nome "Podolica", è un alimento con elevati valori nutrizionali quali:
Per merito del pascolo nella natura incontaminata, è una carne:
Il bovino pugliese è un animale tipico della regione Puglia ed essendo allevato e nutrito quasi in libertà all’aria aperta, ha un sapore ed una consistenza più selvaggi rispetto a quelli cresciuti in recinto.
Per questo viene scelta solo dagli intenditori della tradizione culinaria regionale.
Alcuni degli ingredienti necessari per la preparazione di un piatto a base di carne di bovino pugliese sono:
Se ami dilettarti in cucina, sei un estimatore dei prodotti tipici e desideri sbalordire i tuoi invitati con una ricetta caratteristica, la carne del bovino pugliese è l’ingrediente in grado di trasformare una portata in un piatto d'eccellenza.
A seconda delle tue preferenze culinarie, puoi decidere di realizzare:
La spettacolarità di questa carne è che, anche dopo la cottura con diversi ingredienti, riesce a mantenere il gusto deciso e l’aroma avvolgente che la contraddistingue.
REGIONE: Puglia
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TIPOLOGIA DI PRODOTTO: Gastronomia
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I "busiati" sono un formato di pasta fresca tipica della Sicilia, preparata con semplice acqua e farina.
Il Ministero delle Politiche Agricole Alimentari e Forestali ha inserito i busiati col pesto alla trapanese nella lista dei Prodotti Agroalimentari Tradizionali della regione Puglia (PAT).
La loro forma "attorcigliata" é ottenuta arrotolando la pasta attorno al fusto di una pianta, definita "ampelodesmo", da cui si ricava il "buso".
In mancanza del buso, può essere usato uno "stecchino per spiedini".
I busiati si ottengono:
Per preparare il "busiati col pesto alla trapanese", di origine antica, bisogna:
Aggiungere poi ai busiati:
I busiati col pesto alla trapanese verranno condite con il pesto!
Aggiungere ricotta siciliana grattuggiata e pomodorini.
Gli ingredienti per preparare i busiati col pesto alla trapanese sono:
Il pesto alla trapanese presenta commistioni antiche, fra quello genovese e ingredienti della cucina siciliana:
Il condimento dà ai busiati un sapore autentico e genuino, che ricorda tempi antichi e influenze di vari popoli.
I busiati col pesto alla trapanese sono un piatto gustoso e unico, che ti permetterà di stupire amici e parenti grazie ad ingredienti sani e naturali.
Regione: Puglia |
Tipologia di prodotto: Paste fresche e prodotti della panetteria, biscotteria, pasticceria e confetteria |
I "calzoncelli" pugliesi sono i più antichi dolci natalizi della tradizione pugliese: sono originari della provincia di Foggia, ma con il passare del tempo si sono diffusi in tutta la Regione.
Il Ministero delle Politiche Agricole Alimentari e Forestali ha inserito i calzoncelli nella lista dei Prodotti Agroalimentari Tradizionali della regione Puglia (PAT).
In base alla località sono chiamati "Cuscini degli angeli" o "Chusscine de Ge’su’ Ba’mmine", cioè Cuscino di Gesù Bambino.
Il nome dialettale deriva dal fatto che hanno tipicamente una "forma a cuscinetto", ma possono avere anche dimensioni e formati diversi.
Esistono varie versioni dei calzoncelli in base alla zona di produzione, tuttavia si caratterizzano sempre per essere:
All'esterno sono:
La farcitura tradizionale è a base di:
In altre zone il ripieno è costituito da:
Altre versioni usano per il ripieno marmellata di uva o di mele cotogne, mentre l'impasto è a base di:
In genere le varianti di calzoncelli si distinguono soprattutto per il "tipo di farcitura", ma tutte adottano esclusivamente "ingredienti di origine naturale".
Prima di essere serviti li si intinge, una volta freddi, nel vincotto di fichi riscaldato, quindi si spolvera la superficie con:
Paesaggi meravigliosi, caratterizzati da lunghe e ampie valli o da ghiacciai senza tempo, incantano e fanno da cornice a una regione dalla bellezza naturale e potente, che si accompagna a una cultura e una cucina altrettanto ricche. I piatti tipici del Trentino Alto Adige sono un tripudio di sapori, composti da ingredienti unici e genuini. Come i canederli, un primo piatto tirolese ricco e gustoso.
Le sue origini sono complesse, sembra che il nome derivi dal tedesco Knot, che significa nodo. I canederli, infatti, sono conosciuti anche con il nome di Knödel. Si tratta di una ricetta diffusa nella cucina tedesca sudorientale, ma anche in Austria e in Repubblica Ceca. Qui, è presente in diverse varianti.
La storia dei canederli è molto antica. Sembra che già nel XII secolo la pietanza fosse abbastanza conosciuta. A testimoniarlo, un affresco presente nella cappella di Castel d’Appiano, e datato 1180. Il piatto, probabilmente, ha origini contadine. Infatti, i canederli sono una ricetta nata per riutilizzare gli avanzi e il pane raffermo.
I contadini, infatti, preparavano questo piatto proprio riutilizzando il pane raffermo rimasto, assieme ad alcuni prodotti che l’allevamento rendeva disponibili. Come ad esempio lo speck, o il formaggio.
Nel corso degli anni, la ricetta si è evoluta e i canederli sono diventati un piatto molto versatile, che ben si presta a diverse farciture. I classici sono a base di speck e formaggio, ma ce ne sono altri a base di barbabietola, o con le erbette. Sicuramente è un piatto da assaggiare, testimonianza della tradizione culinaria del Trentino Alto Adige.
La ricetta originaria dei canederli, naturalmente, prevede il pane raffermo, a cui si possono aggiungere vari altri ingredienti. Si tratta di un piatto molto calorico e nutriente, adatto soprattutto nei periodi freddi.
Gli ingredienti sono semplici e molto gustosi. In genere, infatti, i canederli sono palline di pane farcite con speck e formaggio e cotte nel brodo di carne. Non è difficile che per queste loro caratteristiche vengano paragonati a degli gnocchi.
Ecco gli ingredienti della ricetta di base:
La prima cosa da fare per realizzare i canederli allo speck è preparare gli ingredienti.
Vanno serviti infatti caldi, con brodo o asciutti. In base ai gusti dei vostri commensali, potete accompagnarli con burro fuso, spezzatino, crauti o verza cruda.
Questo primo piatto tirolese si presenta in diverse varianti. Una delle più conosciute e buone è quella dei canederli agli spinaci.
Gli ingredienti per 4 persone sono:
Per la preparazione:
Una volta cotti, impiattate e servite caldi con del burro fuso e una spolverata di formaggio grattugiato.
Regione: Sardegna
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Tipologia di prodotto: Prodotti vegetali allo stato naturale o trasformati
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I "capperi e capperoni di Selargius", in dialetto tappara e tapparono, sono un prodotto tipico della Sardegna e sono precisamente i fiori in bocciolo della pianta Capparis.
Il Ministero delle Politiche Agricole Alimentari e Forestali ha inserito capperi e capperoni di Selargius nella lista dei Prodotti Agroalimentari Tradizionali della regione Sardegna (PAT).
L'origine del cappero risale al V sec. a.C e veniva principalmente usato come medicinale o cosmetico.
Solo nella seconda metà del 800 iniziò ad essere consumato come alimento e ad essere coltivato e rivenduto in tutti i mercati della Sardegna.
Per la preparazione dei capperi e capperoni di Selargius inizia con:
In una pentola versa l'acqua, salala ma non troppo, e porta a ebollizione.
Quando l'acqua bolle, butta gli spaghetti e scolali al dente.
Versa la pasta direttamente in padella, fai saltare per far insaporire bene gli ingredienti e cospargila con un po' di pecorino.
Il piatto è pronto!